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Il Giardino Letterario di Boboli. Cortesia Gallerie degli Uffizi

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Il Giardino Letterario di Boboli. Cortesia Gallerie degli Uffizi

Siti Unesco della Toscana | Le ville medicee

Alla scoperta della coltivazione e del collezionismo degli agrumi nei giardini della famiglia dei Medici in compagnia dell’architetto Elena Franzoia

Elena Franzoia

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Come si legge nel portale della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco, «dodici ville e due giardini ornamentali disseminati nel paesaggio toscano costituiscono un sito che è testimonianza dell’influenza esercitata dalla famiglia Medici sulla cultura europea moderna attraverso il mecenatismo delle arti. Realizzate tra il XV ed il XVII secolo, le ville medicee costituiscono il primo esempio di connessione tra habitat, giardini e ambiente, un riferimento costante per le residenze principesche in Italia e in Europa. I loro giardini e l’integrazione nell’ambiente naturale hanno contribuito allo sviluppo di una sensibilità estetica rispetto al paesaggio caratteristica dell’Umanesimo e del Rinascimento».

I giardini in particolare costituiscono uno straordinario patrimonio di biodiversità, in cui spicca un particolare aspetto dei vastissimi interessi collezionistici medicei: la coltivazione degli agrumi. «Si tratta di un patrimonio che continua ad essere non solo presente ma anche in costante crescita, in sintonia con il concetto stesso praticamente senza fine di collezione, afferma Bianca Maria Landi, dal 2017 coordinatrice per le Gallerie degli Uffizi del Giardino di Boboli. Le collezioni botaniche che oggi caratterizzano il grande giardino granducale, da quelle di matrice medicea a quelle ottocentesche, rappresentano uno degli aspetti su cui maggiormente vertono le nostre azioni di curatela. I Medici hanno infatti lasciato un lascito straordinario anche in campo botanico, tanto che la collezione degli agrumi di Boboli è oggi per importanza e ricchezza di biodiversità la più imponente a livello europeo insieme a quella della Villa di Castello, con una sessantina di varietà presenti. Circa una trentina sono di epoca medicea, e hanno motivato, soprattutto nel periodo lorenese, la realizzazione di architetture pregevolissime come la Limonaia Grande di Zanobi del Rosso, in cui tuttora le piante vengono ricoverate».
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Il valore degli agrumi risiedeva del resto soprattutto nel valore ornamentale e simbolico che li riallacciava al mitologico Ercole, scelto da Cosimo I come eroe di riferimento in contrapposizione a David, simbolo della Repubblica fiorentina, e al furto dei Pomi delle Esperidi. Sotto il profilo araldico, le arance presentano inoltre palese somiglianza con le palle rosse dello stemma mediceo. «Il giardino mediceo conserva sicuramente una forte simbologia, prosegue Landi. Basti pensare alle tavole di Bartolomeo Bimbi che rappresentano una straordinaria catalogazione pittorica degli agrumi, in parte conservata al Museo della Natura Morta della Villa medicea di Poggio a Caiano, che fa capire molto bene il grande interesse anche scientifico della dinastia medicea nei confronti del mondo vegetale. Tra i progetti più interessanti che abbiamo avviato negli ultimi anni appare in questo senso “Citri et Aurea”, che abbiamo sviluppato con i colleghi del giardino di Palazzo Wilanow in Polonia allo scopo di ricostituire il giardino di agrumi della nobile residenza polacca. Sono infatti stati trovati fittissimi scambi epistolari tra Cosimo III e Jan Sobieski, a cui Cosimo III inviò agrumi e altre piante da frutto, insieme a un giardiniere. Tra di essi era presente il Pomo d’Adamo, antica varietà che tuttora coltiviamo e che veniva simbolicamente consegnata non solo come pegno d’amore, ma anche come riconoscimento del valore di una casata o di una dinastia. Nei giardini medicei sono infatti presenti anche significati alchemici, come la tensione tra Amore Sacro e Profano o tra natura e artificio. Ad esempio, l’asse prospettico cinquecentesco cha a Boboli risale dall’anfiteatro alla statua dell’Abbondanza ha un preciso valore simbolico, come l’allestimento scultoreo della Vasca dell’Isola con la presenza di Perseo e Andromeda».

Il collezionismo degli agrumi è inoltre all’origine di particolari attenzioni, all’origine di specifiche modalità e strutture. «Una delle nostre operazioni più imponenti e delicate nella cura di Boboli è la movimentazione della vaseria, precisa Landi. Fin dalle origini i giardini medicei presentavano gli “stanzoni dei vasi”, funzionali al ricovero invernale delle piante, che a Boboli si trovavano dislocati in vari punti del giardino. La Limonaia Grande venne fatta costruire a Zanobi del Rosso da Pietro Leopoldo di Lorena in sostituzione del “serraglio” mediceo degli animali esotici, perché nel frattempo la collezione degli agrumi si era talmente ampliata che c’era bisogno di maggiore spazio. Il vaso stesso, la “conca”, è un elemento insieme funzionale e decorativo, che abbiamo cercato di riprodurre fedelmente secondo il modello di una conca medicea settecentesca caratterizzata da una festonatura con lo stemma mediceo. Fondamentale appare la forma, non a tronco di cono ma larga e poco profonda, funzionale al corretto sviluppo radicale di queste piante».
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Sistema «vivo» in continua evoluzione, il Giardino di Boboli reca inoltre segni evidenti della sua lunga e complessa storia. «Il giardino mediceo non era solo luogo di delizia, ma sosteneva anche la vita di corte, come era molto chiaro anche a Eleonora di Toledo, sostiene Landi. Ampie porzioni di Boboli erano coltivate a frutteto, vigneto e oliveto come testimoniano non solo le lunette di Giusto Utens alla Villa Petraia, ma anche le tante filze documentarie dedicate agli scambi commerciali e ai tipi di produzione. Si è voluto lasciare traccia di questa ulteriore identità del giardino riproponendo sin dalla fine degli anni ’90 alcune delle antiche coltivazioni, quali il frutteto di frutti antichi e un lembo di vigneto in cui si ritrova ad esempio la presenza del Moscadello, molto apprezzato dai Medici. Boboli presentava infatti giardini privati e parti a vocazione produttiva. Del resto, anche alcune “architetture verdi” del giardino, le “ragnaie”, sono legate all’uccellaggione praticata con le “ragne”, reti che venivano tese lungo i vialetti rettilinei. Un sistema di caccia che ha influenzato anche la composizione botanica del giardino, con essenze a bacca funzionali ad attrarre gli uccelli».

Di ovvia, estrema complessità appare poi il fondamentale tema della tutela e della conservazione. «A mio avviso i giardini storici dovrebbero porsi come custodi di una biodiversità svincolata delle mode di mercato, tale da renderli degli scrigni in cui custodire anche il patrimonio genetico botanico e gli elementi identitari del giardino stesso, conclude Landi. Si fa infatti sempre più fatica a trovare materiale vivaistico adeguato a progetti di restauro e conservazione: un problema gestionale cruciale per noi, perché all’origine di una trasformazione nel tempo dell’identità dei giardini, che non vogliamo accada. A volte siamo quindi costretti a cercare di riprodurre in proprio delle specie, perché a livello vivaistico non si trovano più. Un caso emblematico è quello dei cipressi. La tipologia di Boboli non è quella che si riesce attualmente a reperire nei vivai perché il mercato non chiede più la forma espansa, ma quella affusolata e sottile tipica certo del paesaggio toscano, ma non del giardino mediceo. Il nostro sforzo è invece rendere leggibile ogni traccia che il giardino ha portato fino ai giorni nostri, nella consapevolezza di uno spazio reso sempre più complesso dal passare del tempo.

Il modus operandi che cerchiamo di applicare consiste in una lettura di tale stratificazione, che va dallo studio approfondito delle antiche cartografie e del materiale d’archivio ai rilievi sul campo, allo scopo di recuperare in modo filologico gli elementi identitari. L’amministrazione delle Gallerie degli Uffizi sta compiendo un grande sforzo in questo campo, promuovendo interventi integrati di restauro che non si focalizzano su singoli elementi, ma considerano intere aree, secondo un masterplan mirato al restauro complessivo di Boboli. Stiamo adesso chiudendo ai fini della gara d’appalto la progettazione dei bacini della Fontana del Nettuno e di quella dell’Isola, con interventi che toccheranno anche il piano impiantistico con il ripristino di tutti i giochi d’acqua e quindi dell’originaria esperienza polisensoriale del giardino. Stiamo altresì lavorando alla realizzazione di interventi di recupero dello straordinario sistema mediceo originario di condotte per il drenaggio, la captazione delle acque, la fognatura e l’irrigazione, che ha contribuito come l’apparato circolatorio di un corpo umano a tenere in vita nei secoli questo eccezionale giardino
».

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Uno degli agrumi ospitati dalla Villa Petraia. Foto: Stefano Casati

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Uno scorcio di Boboli. Cortesia Gallerie degli Uffizi

Elena Franzoia, 23 novembre 2023 | © Riproduzione riservata

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